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Stefano Gabbana (@mister.gabbana)

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My own vision of love.

Stefano Gabbana - @mister.gabbana media

In quegli anni, tutto girava intorno alla sensualità. Ma non era qualcosa di costruito, le ragazze erano davvero sensuali. Non perché glielo dicevamo noi, erano loro che si sentivano così, e una volta vestite erano super sexy in modo naturale. Qui abbiamo uno dei look diventati poi tra i più iconici di #DolceGabbana, ispirato a Marilyn Monroe… quella famosa immagine nella quale indossa un sacco di patate, ma con un tocco tutto italiano! Ricordo che questo, come altri, era dipinto tutto a mano e ricamato da me e Domenico in persona, proprio qui in ufficio. #DGSS92 #MadeInItaly

Ogni vestito di questa collezione era un po’ come una delle figurine delle pin-up degli anni ’50. Nei bar o dal barbiere si trovavano queste bustine con dentro delle immagini di donne in costume da bagno, niente di porno, eh, ma comunque c’era un tocco erotico, un po’ malizioso! Ogni uscita della nostra sfilata era dedicata a un mese dell’anno, quasi fosse un calendario. Tipo: questo look ispirato alla Sicilia, fatto in paglia, era “giugno”. Poi c’erano “luglio”, “agosto”, “maggio”… ognuno con il suo stile, il suo colore.. Un po’ come se ogni ragazza fosse una pin-up diversa, con una storia tutta sua! Queste uscite sono diventate iconiche. Adesso le ritrovi nei libri di moda, ovunque! All’epoca ci sembrò un’idea non troppo pensata, oggi una trovata geniale! #DGSS92 #MadeInItaly

Stefano Gabbana - @mister.gabbana media

In tantissimi look c’erano anche dei fiori di vetro, che avevamo fatto realizzare a Venezia. La storia dietro è un po’ macabra, a dire il vero… Erano ispirati ai fiori usati durante la Seconda Guerra Mondiale. A Venezia, siccome non si potevano portare fiori freschi nei cimiteri, infilavano perline su fili di ferro per creare questi fiori bellissimi, poi li componevano in piccoli vasi di ceramica. Non erano proprio in vetro soffiato, ma la tecnica era quella del vetro: perline infilate a mano, una per una. La cosa bella è che erano mobili, si potevano modellare, piegare… Un artigianato incredibile, purtroppo ormai quasi del tutto scomparso. E poi c’era quel look indossato da @naomi (ultimo video della gallery): un capolavoro all’uncinetto fatto di perle, tutto realizzato a mano a Bologna. Un dettaglio pazzesco, introvabile oggi, all’epoca era davvero rivoluzionario! @naomi @susanholmesmckagan @iammarpessa @carlabruniofficial @cindycrawford @yasmeenghauri @tatjanapatitz @karenmulderfc @lindaevangelista #DGSS92 #MadeInItaly

Giallo, rosa, spugna gialla, look verdi e a pois. Ma in quella sfilata, il vero protagonista fu Oribe Canales: aveva davvero delle mani magiche. Pensate che cambiava fiori e acconciature a ogni uscita. Una dopo l’altra, e ogni volta diversa. Ricordo il backstage come fosse ieri: Oribe, Domenico, io e una fila di modelle di corsa. Di lato, una cesta piena di fiori di ogni tipo. Le ragazze uscivano e lui, in un attimo, sistemava i capelli, sceglieva sul momento il fiore, tagliava, infilava. Tutto d’istinto, ma con una passione e una precisione incredibile! #DGSS92 #MadeInItaly

Alcuni dei look erano pieni di fiori, ovunque! Io e Domenico li tagliavamo, uno a uno. Ogni fiore aveva al centro una perlina cucita sopra un po’ del tulle. Ricordo che ci mettevamo lì a tagliare margherite e fiorellini a stella, tutti a mano! Se li guardate bene, si vede: ogni fiore è cucito con una perlina, ed è proprio questo che dava un tocco speciale a ogni vestito: tutto era fatto con amore e pazienza! #DGSS92 #MadeInItaly

Questa collezione era un vero inno alla sensualità: corsetti, shorts, vita bassa, pancia scoperta, chiodi di pelle, raso stretch e autoreggenti bianche e nere… Me lo ricordo bene: erano introvabili, perché non erano in filanca come quelle moderne, ma in cotone, proprio come si usava negli anni ’50. Le trovammo a New York, ricordo ancora il momento. Già allora, e parliamo degli anni ’90, usavamo scarpe in tessuto stretch. Una cosa che poi è stata ripresa da tanti altri marchi, anche oggi molto di moda. Ma lo voglio dire chiaro: l’idea è nata lì! C’era del leopardo, del bianco e un tocco di rosso. Io e Domenico abbiamo sempre amato il nero, il bianco e il color carne: sono i nostri colori! Ma il rosso ci ha sempre affascinato forse perché è il colore della nostra pietra preferita: il rubino. #DGSS92 #MadeInItaly

La collezione Dolce Vita si ispirava alle dive italiane degli anni ’50 (Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Silvana Mangan…) e a tutta la sensualità del cinema di quegli anni. Guepière, body, autoreggenti, reggicalze, pizzo, rouches, corsetteria... tutto rimandava a quell’immaginario ultra femminile e italiano! Il fiore sul petto di @cindycrawford? Un colpo di genio di Domenico! All’ultimo secondo, la vede uscire con un body nero piuttosto semplice. Per renderlo più erotico, le infila una rosa proprio lì, tra i seni. Che aggiungere? C’era anche il mitico “cinquantino”, il foulard annodato al collo e ai capelli. Un dettaglio anni ’50, indossato in questo video anche da @lindaevangelista. #DGSS92 #MadeInItaly

Fummo molto attaccati per questa e molte altre collezioni. A nostra insaputa quella stagione “Tele Montecarlo” mandava in onda in diretta alcune sfilate da uno studio lì in fiera con ospiti giornalisti di quotidiani e altri personaggi dell’ambiente moda, ne dissero di tutti i colori! Subito dopo fummo invitati a partecipare al programma e gli stessi giornalisti che fino a un minuto prima ci insultavano di fronte ci elogiarono!!!! Il giorno dopo, rivedendo il programma e leggendo alcuni giornali ci rimanemmo molto male! Ma siccome è noto che noi non le mandiamo a dire a nessuno rispondemmo a tono! La cosa brutta è che molti ignoravano che c’era in atto un cambiamento! Peggio per loro, meglio per noi! Ricordo che persino il "Corriere della Sera" arrivò a scrivere che si sarebbe dovuta rispolverare la "legge Merlin". Ne dissero di tutti i colori, ma la verità è che nessuno di loro aveva colto quello che stava succedendo nella moda in quegli anni. A noi però non è mai importato nulla, siamo sempre andati avanti comunque, perché tutto quello che abbiamo fatto lo abbiamo fatto con libertà, coraggio e determinazione senza mai scendere a compromessi e di questo ne andiamo fieri ancora oggi dopo 41 anni. #MadeInItaly

La prima collezione per “Complice”, essendo parecchio provocatoria, fece scandalo tra i soliti “perbenisti” (tanti, forse troppo, allora come oggi) che ci hanno sempre visto come cani sciolti, proprio perché le regole non ci sono mai andate troppo a genio. #MadeInItaly

La collezione però non era #DolceGabbana, ma “Complice”. E fu per questo che decidemmo di prenderne un po’ le distanze, pur mantenendo i nostri codici, che già all’epoca erano ben definiti. C’erano tanti reggiseni, collant, mutande: tutto molto minimal, sexy e decisamente provocatorio! #MadeInItaly

Per noi era la prima volta, da quando avevamo smesso di fare gli assistenti da Giorgio Correggiari, che rimettevamo piede nella sala sfilate di Piazza 6 Febbraio al “Milano Collezioni”. Lì avevamo fatto la nostra primissima sfilata e tornarci dopo tanti anni fu una sensazione molto strana. Ci eravamo abituati all’atmosfera più intima più raccolta di via Santa Cecilia. Invece lì era tutto diverso: più grande, più importante, più spettacolare! #MadeInItaly

Entusiasti accettammo la proposta ma ad una clausola: che non avremmo firmato con i nostri nomi la collezione. Infatti, non firmammo mai niente. Ci interessava fare, creare e metterci alla prova più che apparire! #MadeInItaly